schizzi di Andrea Faedda
Anche durante l'anno accademico 2011-12 Matrica lavora sul territorio di Calangianus, questa volta mettendo a frutto i lavori di analisi e rappresentazioni svolti nei due anni precedenti e proponendo agli studenti un concorso di idee per il recupero e la reinterpretazione dell'ex tracciato ferroviario Monti-Tempio, con l’obbiettivo di definire
modalità di intervento atte risignificarne e a rifunzionalizzarne l’uso. Questo concorso ha la finalità di impostare
e promuovere la riqualificazione di tale percorso e di raccogliere idee e
contributi per trasformare l'ex
tracciato ferroviario nello spazio pubblico di una inedita città contemporanea.
Il Concorso intende, infatti, promuovere la rivalorizzazione di questo asse
all’interno di un contesto territoriale più ampio, ripensandolo come possibile
nuova centralità all’interno di un progetto di area vasta: la città-territorio
dell’Alta Gallura. All’interno di questa
cornice, il Concorso intende dare impulso all’individuazione di soluzioni
innovative perché questo percorso - oltre che diventare un luogo di scoperta
delle qualità del territorio e del paesaggio che lo contiene e di produzione di
socialità - possa trasformarsi in un vero e proprio laboratorio di produzione
di conoscenza, volto a disincagliare le abitudini percettive e a creare le
condizioni per facilitare nuovi rapporti tra uomo e territorio. Un laboratorio
di produzione di conoscenza in cui provare a destabilizzare le rappresentazioni
dominanti che vedono nel paesaggio uno sfondo, un panorama da guardare, per
costruire nuove forme di relazione più profonda con la natura, le memorie, le
cose, gli uomini che lo popolano, con la vita che lo fa essere.
A partire da queste premesse, il concorso richiede ai concorrenti di sviluppare proposte per realizzare lungo il percorso, o nei territori ad esso adiacenti, dei dispositivi che inducano a:
- sperimentare processi di conoscenza in grado di “allargare” la percezione della natura, favorendo forme di conoscenza sinestetiche e polisensoriali attraverso cui fare esperienza di fisicità, rallentare per vedere ciò che nel veloce avanzare sfugge, riscoprire i dettagli e i segnali minimi, le ombre, le sfumature, il buio, i sapori, gli odori , le intensità, ciò che appare e che scompare;
- creare situazioni che lavorino per valorizzare il vuoto e il silenzio, favorendo l’attitudine alla contemplazione non di ciò che c’è ma di ciò che manca;
- rivitalizzare, individuando modi nuovi di produrre e riprodurre la memoria, le storie minime e grandi che il territorio contiene, valorizzando i patrimoni immateriali della cultura collettiva, mediante la creazione di habitat narrativi capaci di suggerire più che descrivere, stimolare la fantasia invece di riempirla di forme e contenuti preconfezionati e di indurre forme di partecipazione attiva alla costruzione delle conoscenze;
- realizzare delle stazioni creative interrelate da percorsi dinamici di scoperta ed esplorazione del paesaggio, attraverso cui indurre nuove forme di riappropriazione del territorio;
- innescare centrali di produzione di nuove economie ambientali e territoriali “capaci di stimolare, catalizzare, fare emergere e rendere consapevole la creatività diffusa”. Centrali in cui lavorare per dare espressione a nuovi bisogni latenti, attribuire valore a cose che apparentemente non ne hanno (il silenzio, il vuoto, la lentezza, solo per fare degli esempi), in grado di coinvolgere e intersecare la cultura comportamentale, espressione delle dinamiche sociali, con la cultura sperimentale e la cultura di impresa presenti nel territorio;
- dar vita a luoghi vitali di incontro, di interazione e scambio anche attraverso la progettazione di nuove forme di ritualità collettiva e di eventi di produzione di nuova socialità [...continua, scarica il bando completo].
A partire da queste premesse, il concorso richiede ai concorrenti di sviluppare proposte per realizzare lungo il percorso, o nei territori ad esso adiacenti, dei dispositivi che inducano a:
- sperimentare processi di conoscenza in grado di “allargare” la percezione della natura, favorendo forme di conoscenza sinestetiche e polisensoriali attraverso cui fare esperienza di fisicità, rallentare per vedere ciò che nel veloce avanzare sfugge, riscoprire i dettagli e i segnali minimi, le ombre, le sfumature, il buio, i sapori, gli odori , le intensità, ciò che appare e che scompare;
- creare situazioni che lavorino per valorizzare il vuoto e il silenzio, favorendo l’attitudine alla contemplazione non di ciò che c’è ma di ciò che manca;
- rivitalizzare, individuando modi nuovi di produrre e riprodurre la memoria, le storie minime e grandi che il territorio contiene, valorizzando i patrimoni immateriali della cultura collettiva, mediante la creazione di habitat narrativi capaci di suggerire più che descrivere, stimolare la fantasia invece di riempirla di forme e contenuti preconfezionati e di indurre forme di partecipazione attiva alla costruzione delle conoscenze;
- realizzare delle stazioni creative interrelate da percorsi dinamici di scoperta ed esplorazione del paesaggio, attraverso cui indurre nuove forme di riappropriazione del territorio;
- innescare centrali di produzione di nuove economie ambientali e territoriali “capaci di stimolare, catalizzare, fare emergere e rendere consapevole la creatività diffusa”. Centrali in cui lavorare per dare espressione a nuovi bisogni latenti, attribuire valore a cose che apparentemente non ne hanno (il silenzio, il vuoto, la lentezza, solo per fare degli esempi), in grado di coinvolgere e intersecare la cultura comportamentale, espressione delle dinamiche sociali, con la cultura sperimentale e la cultura di impresa presenti nel territorio;
- dar vita a luoghi vitali di incontro, di interazione e scambio anche attraverso la progettazione di nuove forme di ritualità collettiva e di eventi di produzione di nuova socialità [...continua, scarica il bando completo].